Stella

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Stella quanti anni ha? Saperlo! Stella è arrivata a Babies Home assieme ad una sorella più grande. Stella è ammalata, ha le gambe magrissime e il tronco corto. Ha un addome talmente sporgente che sembra che le scoppi. Stella ha sempre il naso che cola e ha una tosse pazzesca. Stella ha la pelle piena di foruncoli pieni di pus. Stella puzza. Ha un odore che non puoi resistere. E poi piange e quando piange le aumenta il muco che esce dal naso e le aumenta la tosse piena di catarro. Eppure ti viene da prenderla e riempirla di coccole e stringerla per darle quel calore che nessuna mamma è riuscita a darle.

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Forse Stella morirà e quando parto per tornare a casa vivo con l’ansia che mi arrivi una mail.

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Stella invece vive. Quando torno a Daddy’s Home la seconda volta, Stella è triste e capricciosa. Non vuole più farsi il bagno e si isola senza interagire con gli altri bambini. E’ sempre più difficile entrare in contatto con Stella. Quando parto affido Stella ad una nurse di Babies Home quasi a chiederle di coccolarla al posto mio e consolarla nei momenti di profonda disperazione. Ma tanto lo so che per quella nurse Stella è una dei tanti. E’ così. Ti affezioni di più ad un bambino piuttosto che ad un altro, anche se sai che non dovresti. Per te. Per lui e per gli altri. Ma quando parti da casa per andare a Daddy’s Home, parti con tutto il tuo bagaglio di preoccupazioni quotidiane, pensieri e debolezze. Magari fosse possibile immergersi in una soluzione sanificante che neutralizzi tutto ciò che hai dentro e ti renda pronta ad assorbire i pugni allo stomaco che la vita in orfanatrofio ti spara. Non è così. Parti una volta più forte e una volta meno forte. Così quando arrivi i pugni ti sfondano se da casa sei partita già stanca e indebolita.

Sono partita per ritornare in Italia in lacrime e singhiozzi da non riuscire a salutare  le nurses, le ragazze indiane che seguono i neonati. Io piango e loro mi guardano sbigottite. L’inglese non ti aiuta a comunicare. Comunichi a gesti e quando le abbracci sono intimidite. In India non ci si abbraccia molto.

Penso a Stella dalla mattina alla sera col pensiero che la mail arrivi per dirmi che non ce l’ha fatta. Invece mi arriva la mail di Carol che mi dice che Stella è stata trasferita a Butterfly Hill. E’ azzardato, è folle, Stella non può reggere. Butterfly Hill è un altro orfanatrofio, sorge in mezzo ad una piantagione di mango. Vicino a Butterfly Hill c’è però un allevamento di galline e le mosche regnano sovrane. A Butterfly Hill ci si arriva dopo un’ora di macchina e pur essendo nuovo a me dà un senso di solitudine pazzesco.

Stella sta benissimo! E’ quello di cui aveva bisogno. Aveva bisogno di stare con i bambini più grandi, aveva bisogno di altri stimoli e Butterfly Hill l’ha aiutata. E’ l’ennesima dimostrazione che io avrei proprio sbagliato a gestire la situazione. L’avrei tenuta protetta da tutto e da tutti, isolandola ancora di più per paura che si ammalasse. Stella è un miracolo e io credo nei miracoli di Daddy’s Home!

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